Cos'è il DSA?
Condizione Dislessica: Disprassia, Disgrafia
Quando è presente la dislessia, è sempre presente anche la disprassia, mentre non è vero il contrario: non tutti i disprassici sono anche dislessici. La presenza di questa disorganizzazione motoria sta alla base dei problemi nella lettura, nella scrittura e nel calcolo, che sono tutte abilità che comprendono aspetti motori (andare a capo, il movimento sulla linea dei numeri, il movimento della mano nella scrittura, ecc.).
In cosa consistono i disturbi specifici dell’apprendimento, ovvero la condizione Dislessica?
La condizione Dislessica è un disturbo delle funzioni esecutive di natura prassico-motoria con essenziale interessamento delle funzioni sequenziali, e perciò è un disturbo motorio. Include sempre dislessia, disgrafia, discalculia, disprassia, dislateralità, disordine spazio-temporale, disordini coordinativi del linguaggio, della memoria e del pensiero sequenziale. La Dislessia non è un disturbo fonologico. Si tratta di un disturbo funzionale e qualitativo in cui il bambino non ha perso delle abilità ma fatica nell’esecuzione delle funzioni. Perciò questo disturbo richiede un trattamento abilitativo, che rende il bambino più pratico nell’applicazione delle funzioni (non ri-abilitativo).
La valutazione può partire dai 5 anni e il trattamento migliore è la prevenzione, ovvero l’intervento precoce che previene che le difficoltà vanno a disturbare l’apprendimento e perciò il rendimento scolastico.
Il trattamento consiste nel rendere il bambino più autonomo nella vita quotidiana e scolastica. Autonomia non significa dare dei strumenti per evitare che il bambino si sforzi per arrivare al risultato: le misure sostitutive limitano l’autonomia del bambino, non fanno altro che far atrofizzare le funzioni mentali già in difficoltà.
La valutazione può partire dai 5 anni e il trattamento migliore è la prevenzione, ovvero l’intervento precoce che previene che le difficoltà vanno a disturbare l’apprendimento e perciò il rendimento scolastico.
Il trattamento consiste nel rendere il bambino più autonomo nella vita quotidiana e scolastica. Autonomia non significa dare dei strumenti per evitare che il bambino si sforzi per arrivare al risultato: le misure sostitutive limitano l’autonomia del bambino, non fanno altro che far atrofizzare le funzioni mentali già in difficoltà.