Della parola emozione non è possibile dare una definizione univoca, quanto piuttosto formulare più definizioni: le emozioni sono esperienze soggettive d’intensità rilevante, accompagnate sempre da modificazioni fisiologiche e spesso da modificazioni comportamentali ed espressive dell’organismo; le emozioni sono una modificazione del normale stato di quiete dell’organismo che si esprime con l’impulso all’azione; le emozioni costituiscono gli strumenti di cui disponiamo, dalla nascita, per accedere in maniera organizzativa al mondo dell’intersoggettività...
Lo sviluppo della competenza emotiva costituisce un campo di studio estremamente importante e stimolante; le abilità emozionali comprendono l’autoconsapevolezza; identificare, esprimere e controllare i sentimenti; frenare gli impulsi e rimandare la gratificazione; controllare la tensione e l’ansia. Un’abilità fondamentale, nel trattenere gli impulsi, sta nell’apprendere e migliorare le proprie decisioni emozionali, innanzitutto frenando l’impulso ad agire e poi identificando (prima di agire) le azioni alternative e le relative conseguenze. Quando un soggetto presenta difficoltà del neuro sviluppo queste abilità risultano meno immediate; saper riconoscere le emozioni, imparare a gestirle e a verbalizzarle può rendere migliore la vita di un individuo.
La competenza emotiva del bambino è data dall’insieme delle sue capacità di riconoscere, comprendere e rispondere in modo coerente alle emozioni degli altri, nonché di regolare le espressioni delle proprie esperienze emozionali in modo appropriato in funzione del contesto di riferimento. La competenza emotiva comprende: espressione delle emozioni ovvero la manifestazione esterna delle emozioni che avviene attraverso i canali della comunicazione verbale e non verbale; comprensione delle emozioni ovvero la conoscenza della natura delle emozioni, delle cause che le provocano e delle strategie che si possono utilizzare per controllarle o regolarle; regolazione delle emozioni ovvero l’insieme dei processi estrinseci e intrinseci coinvolti nel monitoraggio, nella valutazione e nella modifica delle reazioni emotive, in particolare rispetto all’intensità e alla durata.
Tra i dieci e i dodici mesi i bambini rimangono per lo più spettatori partecipi di fronte alla sofferenza altrui, mostrando segni di disagio personale. Dopo i dodici mesi essi iniziano a svolgere interventi attivi verso un altro bambino sofferente, avvicinandosi a lui, toccandolo, dandogli dei colpetti.
A diciotto mesi i bambini in grado di parlare possono esprimere anche verbalmente il loro conforto manifestando pure alcune forme di protezione. In modo altrettanto intenzionale i bambini della stessa età sono in grado di molestare, danneggiare e far arrabbiare un altro coetaneo, nel tentativo deliberato di provocare in lui sofferenza, utilizzando, a volte, tecniche pianificate e sofisticate di molestia.
Verso i tre o i quattro anni, la comprensione emotiva del bambino si articola ulteriormente pervenendo a una sorta di “spiegazione” delle esperienze emozionali degli altri.